Si tratta del progressivo abbandono dei modelli organizzativi tradizionali per creare condizioni di lavoro che rispondano contemporaneamente sia a nuovi obiettivi di business sia alle reali esigenze dei lavoratori.
In breve, Smart Working e Coworking.
Con il diffondersi sempre più capillare delle nuove tecnologie e del concetto di economia della conoscenza, la creazione di valore per un’impresa si è slegata dalla presenza fisica dei lavoratori in un determinato luogo e per un certo periodo di tempo.
Si crea valore quando si è capaci di generare innovazione e di svolgere il proprio lavoro indipendentemente dall’orario e dal luogo in cui ci si trova.
Lo Smart Working rappresenta, dunque, un’importante rivoluzione nel modo di concepire il lavoro che pone l’accento sulla centralità del lavoratore e sul superamento della subordinazione in senso stretto.
Un approccio diverso al modo di lavorare e di collaborare all’interno di un’organizzazione che stravolge la tradizionale relazione tra lavoratore, luogo di lavoro, tecnologia e filosofia manageriale.
Anche il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha elaborato una definizione per Smart Working:
“una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.
Lo Smart Working in Italia: i dati
Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, circa il 12,6% degli occupati, in Italia, sono smartworker e più del 58% delle aziende medio grandi ha introdotto iniziative concrete a riguardo.
Parliamo di ben 480 mila lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro. Anche la Pubblica Amministrazione sta evolvendo in questa direzione con sperimentazioni di smart working anche alla presidenza del Consiglio, al ministero dell’Economia e nei grandi comuni italiani.
Cosa cambia nel contratto di lavoro?
La legge n.81 del 2017 è stata la prima a stabilire i criteri per cui aziende e dipendenti possono accordarsi per svolgere parte del lavoro da casa o comunque fuori dall’ufficio. Dal momento che lo smart working viene considerato come una differente modalità di esecuzione del lavoro dipendente la forma contrattuale rimane immutata e agli smartworker è garantita parità di trattamento economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, anche prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella Circolare n. 48/2017.
I motivi del successo dello Smart Working
Dal punto di vista organizzativo, l’indagine del Politecnico ha rivelato che lo Smart Working contribuisce ad aumentare la produttività di circa il 15% e di ridurre il tasso di assenteismo di circa il 20%. Inoltre, manager e responsabili hanno riscontrato che questo modo di lavorare ha un impatto molto positivo sulla responsabilizzazione per:
- il raggiungimento dei risultati
- l’efficacia del coordinamento
- la condivisione delle informazioni
- la motivazione e la soddisfazione sul lavoro
- la qualità del lavoro svolto
I benefici riguardano anche la riduzione dei costi di gestione degli spazi fisici per le aziende che possono ripensare la struttura degli spazi, e il work-life balance, con almeno l’80% dei dipendenti che dichiarano di aver ottenuto un migliore equilibrio fra vita professionale e privata.
E gli aspetti negativi?
Uno dei principali aspetti negativi dello Smart Working è la riduzione dei rapporti umani e la percezione di isolamento rispetto alle dinamiche d’ufficio. Lavorare da remoto limita i contatti de visu tra colleghi e i momenti di condivisione che si generano naturalmente quando si trascorre insieme la giornata lavorativa.
Inoltre, lavorare da casa, può ridurre la produttività del lavoratore soprattutto quando non si riesce a creare un ambiente professionale separato da quello familiare. Lo smart working richiede, infatti, una maggiore autonomia e un’ottima capacità di programmazione delle attività e di gestione delle urgenze.
Per evitare entrambi gli aspetti negativi appena individuati, spesso lo Smart Working coesiste con un’altra un’altra delle rivoluzioni che hanno interessato il mondo del lavoro negli ultimi anni: quella del coworking.
Smart Working e Coworking: affinità elettive
Il Coworking è uno stile di lavoro basato sulla condivisione di spazi e servizi, ma anche e soprattutto sulla creazione di relazioni e sulla condivisione di conoscenze e competenze. Ecco perché, il coworking è perfetto per limitare le forme di alienazione che possono nascere lavorando da soli.
Il coworking ti consente di mantenere la tua autonomia oraria e organizzativa senza che ciò diventi motivo di stress da assenza di relazioni. Nel coworking non è lo spazio il vero protagonista ma le persone. Sono le persone a fare differenza.
In uno spazio di coworking si possono creare nuove amicizie e collaborazioni professionali ed avere accesso a una serie di impensate opportunità di business. La possibilità di confrontarsi, esporre problemi, proporre nuove soluzioni e apprendere da professionisti di settori differenti dal proprio produce crescita e arricchimento personale e professionale che andrà a beneficio sia del singolo lavoratore che della sua azienda.
Confronto e ispirazione: è questo che stimola la creatività, migliora gli output e favorisce l’innovazione.
Per questo motivo nell’ultimo decennio, gli spazi di coworking sono diventati una realtà consolidata in tutte le grandi città italiane e si stanno diffondendo anche nei centri più piccoli, come Salerno e provincia.
Puoi conoscere gli spazi di coworking attivi sul nostro territorio, visitando la nostra directory in homepage.